perchè indossiamo una maschera nella vita?

Perché indossiamo una maschera nella vita?

Chi sei davvero quando nessuno ti guarda? Ti sei mai chiesta/o se sei come vuoi essere o come gli altri si aspettano che tu sia?

Durante una seduta terapeutica, una mia paziente si è posta questa domanda più volte: “Io sono davvero come voglio essere?” E tu, quanto senti che la tua vita sia autentica?

A quanti di noi è capitato di nasconderci dietro una facciata, anche solo per un momento, per sentirci accettati, protetti o semplicemente per affrontare la giornata…

La parola maschera affonda le sue radici nel latino, ma il suo significato potrebbe probabilmente essere di origine etrusca. Con il termine maschera teatrale, in passato, veniva indicata anche il termine persona che, col tempo, ha assunto il significato di individuo, identità, ruolo.

Una citazione di Oscar Wilde, che mi colpisce ogni volta che la rileggo, dice “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero”. Quanto può essere vera questa affermazione!

E quale momento migliore, il Carnevale, periodo dell’anno in cui tutto si colora di festa e travestimenti, per poter riflettere su questa tematica tanto attuale quanto introspettiva.

Maschere, coriandoli, stelle filanti: un’occasione per diventare chi vogliamo, rompere gli schemi e concederci un pizzico di follia. Il carnevale è proprio la festa della trasformazione!

Travestirsi è, in fondo, una forma di libertà.

Ma cosa accade quando la maschera non è solo il gioco di un giorno, bensì un’abitudine quotidiana?

Il Carnevale diventa il pretesto per una riflessione più profonda: quante maschere indossi ogni giorno, senza nemmeno rendertene conto? Indossare una maschera ti protegge o ti libera? Ti nasconde o ti rivela?

Come sosteneva Pirandello, in una sua famosissima citazione, “C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno.”

Spesso ci adattiamo ai contesti, modelliamo il nostro comportamento in base alle situazioni, assumiamo ruoli diversi per soddisfare le aspettative altrui.

Ma chi siamo veramente al di là di tutto questo?

Ti sei mai chiesto/a perché, in certe situazioni, senti il bisogno di mostrarti diverso/a da come sei realmente?

Le maschere che indossiamo ogni giorno non sono fatte di stoffa o cartapesta, come nel Carnevale, ma di atteggiamenti, sorrisi forzati, silenzi trattenuti, risposte accomodanti, forza ostentata…

perché indossiamo maschere nella vita?

I motivi sono molteplici…
Per sentirci adeguati, perché temiamo di non essere all’altezza e ci adattiamo alle aspettative altrui, anche quando ci fanno sentire a disagio. Per far parte di un gruppo, perché l’appartenenza è un bisogno umano primordiale, in quanto sin da piccoli, impariamo che essere accettati significa conformarsi, spesso a discapito della nostra autenticità. E ancora, per proteggerci dal giudizio, perché la paura di deludere gli altri ci spinge a recitare ruoli che non ci appartengono. Oppure per non sentirci invisibili, perché a volte, indossiamo una maschera per ottenere attenzione, per farci notare.

Ma se l’unica versione accettata di noi stessi/e è quella costruita, alla fine ci sentiamo soli! Chi stai davvero cercando di soddisfare? E a quale prezzo?

All’inizio, indossare una maschera può sembrare una strategia vincente: ti aiuta a muoverti nel mondo con maggiore sicurezza, ti fa sentire più accettata/o, più forte. Con il tempo, però, quella protezione si trasforma in una gabbia.

Ecco quando la maschera diventa un limite!
Se indossi una maschera troppo a lungo, rischi di dimenticare chi sei davvero. Ti abitui a interpretare un ruolo, fino al punto di perdere il contatto con la tua vera identità.

Quello che prima ti proteggeva, ora ti limita.

L’accettazione è un bisogno naturale, così come il bisogno di piacere a tutti. È normale desiderare di piacere agli altri, di mostrare il nostro lato migliore. Quando il desiderio di essere accettata/o diventa un’ossessione, quanto la paura del giudizio condiziona ogni tua scelta? Inoltre se piacere a tutti significa non essere mai veramente te stessa/o, ne vale davvero la pena?

Secondo lo psicoanalista Heinz Kohut, la ricerca continua di conferme genera distanza emotiva e relazionale.
Così quando cerchi disperatamente di piacere, rischi di risultare sfuggente e poco autentico/a. Non c’è spazio per legami profondi, per confronti veri, per occasioni di crescita personale.

E questo gli altri lo percepiscono. Si vede. Si sente. Si avverte.
Cosa hai paura di mostrare?

“Io sono come tu mi vuoi…”
Questa frase, ripresa dall’opera di Pirandello racchiude uno spunto di riflessione potente: fino a che punto sei davvero te stessa/o e fino a che punto ti plasmi per compiacere gli altri!

Le maschere sono scudi dietro cui nascondi le tue fragilità, quelle parti di te che consideri troppo esposte, troppo rischiose da rivelare. Ti illudi che ti rendano più forte, che ti proteggano dal dolore.

E’ davvero così? Forse è arrivato il momento di abbassare la maschera.
Togliere la maschera, liberarsene non significa esporsi senza difese, ma iniziare un percorso di consapevolezza, per riscoprire chi sei davvero, oltre i ruoli e le aspettative “altre” da te!

Se senti che la tua maschera pesa troppo e che la tua vera identità fatica ad emergere, sappi che non sei sola/o.

Essere te stessa/o è la forma più autentica di libertà!

📞 Dottoressa Concetta Di Benedetto – Psicoterapeuta +39 3392190998

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