Natale, la giusta distanza: ascoltarti senza sentirti in colpa

natale la giusta distanza

Trova la giusta distanza emotiva a Natale. Ascolta il tuo corpo, proteggi i tuoi spazi e vivi le feste con autenticità.

Il Natale è alle porte, e con lui tornano luci, cene, regali e incontri che sembrano dover seguire un copione prestabilito. Ma quest’anno, forse più che mai, con un mondo attraversato da tensioni, incertezze e fratture emotive, la vera sfida è un’altra: trovare la giusta distanza tra te e l’altrə.

Non si tratta solo di spazio fisico, non parlo di metri, ma di spazio emotivo: quel margine interiore che ti permette di esserci senza annullarti, di condividere senza perdere contatto con ciò che senti davvero, di stare vicino senza assorbirti nelle dinamiche che non ti appartengono.

Come suggeriva l’antropologo Edward T. Hall nei suoi studi sulla prossemica, la percezione della distanza varia in base alla relazione, al contesto culturale, alla sicurezza personale. Intimità e autenticità non coincidono necessariamente con la vicinanza fisica: a volte, è proprio mantenendo uno spazio sano tra te e l’altrə che puoi davvero essere presente.

La distanza, in questo senso, diventa una lente che ti aiuta a leggere con più lucidità i segnali, i gesti, le emozioni degli altri. Ti permette di osservare senza farti risucchiare. Di capire meglio i rapporti e dare un senso più autentico alla tua presenza.

La pressione delle festività

Le feste hanno il potere di riportarti a tutto ciò che sei statə, a ciò che vorresti essere, e a ciò che ancora ti manca. Incontri, pranzi, domande: “E tu, a che punto sei con…?” possono riattivare sensazioni di inadeguatezza, fatica, o vulnerabilità.

Quest’anno, forse ancora di più. Ti senti espostə, sensibile, e il bisogno di proteggerti è reale. Non è egoismo: è un atto di amore verso te stessə. Prendere la giusta distanza è un gesto che ti permette di proteggere il tuo equilibrio e di rimanere connessə a ciò che conta davvero.

Come afferma Prentis Hemphill:
“I confini (personali) sono la distanza alla quale posso amare te e me contemporaneamente.”

Quando il corpo parla

Il corpo non mente. Ogni tensione non espressa, ogni sorriso forzato, ogni parola trattenuta, trova una via per emergere. Un respiro corto, una tensione muscolare, un’emicrania improvvisa: sono segnali che raccontano che il tuo spazio è stato invaso o non rispettato.

Peter A. Levine lo esprime con chiarezza:
“Il corpo parla la lingua della verità, anche quando la mente cerca di ingannarci.”

Ascoltarlo non è un vezzo, ma un atto di responsabilità verso il tuo benessere. La distanza giusta non è un capriccio, è un bisogno.

I confini sono cura

I confini non sono muri. Non servono a isolarti, ma a proteggerti. Sono limiti invisibili fondamentali nella costruzione e nella protezione della tua identità. Ti aiutano a definire ciò che è tuo e ciò che non lo è, ciò che puoi sostenere e ciò che ti ferisce.

Come scrive Nina Brown:
“Senza confini psichici, saremmo come gocce di inchiostro sparse in una pozza d’acqua – facilmente assorbibili dalle definizioni che gli altri creano per noi. Noi abbiamo la libertà di autodefinirci.”

La consapevolezza dei tuoi confini è una competenza affettiva ed emotiva preziosa: non si tratta solo di proteggerti dal troppo vicino, ma anche di imparare a tollerare il troppo lontano. È un equilibrio sottile, e non sempre facile.

La giusta distanza ti consente di leggere meglio le comunicazioni, riconoscere le emozioni, distinguere i tuoi bisogni da quelli degli altri. È una lente fedele, che ti aiuta a orientarti nel caos relazionale e a ritrovare centratura.

Quando i confini diventano consapevolezza

Non tuttə meritano l’accesso alla tua energia.
C’è chi merita il dialogo, chi una conversazione, chi un confronto, chi un sorriso, chi il silenzio.

Il benessere psicofisico nasce dall’arte di tracciare confini.
Imparare a scegliere è un atto d’amore verso te stessə, l’equilibrio tra rispetto e protezione.

Ecco a cosa servono i confini: non sono barriere egoistiche, ma strumenti di orientamento. Sono lì per ricordarti che nessunə può entrare nel tuo spazio personale senza il tuo permesso. E quando qualcunə ci prova, il tuo corpo lo sa prima della tua mente: si irrigidisce, si chiude, prova disagio, rabbia, paura, senso di invasione.

Allora queste le domande essenziali:

  • Come sono i tuoi confini?
  • Li rispetti e li fai rispettare?
  • Riesci a dire ciò che pensi senza sentirti in colpa?
  • Accetti che non puoi “salvare” le situazioni o le persone che non vogliono essere aiutate?
  • Riesci a tollerare il fatto che non tuttə saranno d’accordo con te?

Un accenno all’intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva, come l’ha resa celebre Daniel Goleman, è la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le emozioni proprie e altrui.

La consapevolezza emotiva ti aiuta a percepire il calo del tuo benessere quando stai cedendo troppo spazio emotivo e favorisce la regolazione, permettendoti di mantenere i confini anche in situazioni cariche di intensità.
Infine, quando l’empatia è equilibrata, riesci a entrare in relazione senza perdere te stessə.

In altre parole, l’intelligenza emotiva potenzia la tua capacità di saper stare a distanza quando serve, e di avvicinarti con autenticità quando è sano farlo.

Distanza come forma d’amore

Mantenere la giusta distanza equivale a proteggere il tuo spazio fisico ed emotivo.
Ti tutela quando ti avvicini troppo, perché sì, anche l’eccesso di vicinanza può ferire, e ti sostiene quando ti senti distante, per non soffrire inutilmente.

Come afferma Gerard Manley Hopkins:
“I tuoi confini personali proteggono il nucleo interno della tua identità e i tuoi diritti di scelta.”

Ed è proprio nel rispetto di questa distanza che puoi essere davvero in relazione.

Accogliere senza farti travolgere

La distanza ti aiuta anche a stare con le emozioni, senza esserne travoltə. Rabbia, nostalgia, senso di vuoto, irritazione: non sono “sbagliate”. Sono parte del tuo mondo interno.

Guardarle, nominarle, ascoltarle, ti aiuta a rimanere presente.
Chiederti:
“Cosa sto sentendo davvero?”
“Cosa mi serve adesso?”
è un modo per tornare a casa, dentro di te.

Il Natale che puoi scegliere

Il Natale non ha bisogno di essere perfetto.
Puoi lasciar andare ciò che ti pesa.
Puoi non aderire a ciò che ti svuota.
Puoi esserci in modo autentico, senza perdere te stessə per soddisfare le aspettative degli altri.

Come direbbe Kahlil Gibran:
“State insieme ma non troppo vicini:
poiché le colonne del tempio sono distanziate,
e la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.”

Un invito

Se qualcosa in queste righe ti risuona…
Se senti che è il momento di smettere di compiacere, di farti piccolə, di metterti da parte…
Allora concediti il permesso di vivere questo Natale a misura del tuo sentire.
Scegli la distanza che ti protegge.
Scegli le parole che ti rappresentano.
Scegli di non rispondere, di non partecipare, di non sistemare ciò che non è tuo.
Scegli te. Il tuo benessere.

La giusta distanza non è un muro.
È amore che protegge.
È presenza che non invade.
È rispetto che ti fa bene.

È selfcare autentico

Dott.ssa Concetta Di Benedetto
Psicologa – Psicoterapeuta

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