Ci sono momenti in cui tutto sembra essere al proprio posto. Hai un obiettivo chiaro in mente, senti l’energia giusta, magari ti sei anche ritagliata/o il tempo necessario per iniziare quel progetto che rimandi da tempo.
Eppure… qualcosa va storto.
Ti distrai, perdi motivazione, ti sembra di non essere abbastanza preparata/o, oppure rinvii ancora una volta. Quante volte ti è capitato?
Ti è successo anche di recente? Avevi finalmente deciso di dedicarti a un cambiamento importante nella tua vita, qualcosa che desideravi da tempo. Eppure, proprio quando sembrava tutto pronto, hai cominciato a mettere in discussione ogni cosa:
- “E se poi non funziona?”
- “Forse non è il momento giusto”
- “Potrei combinare un disastro”
Ho riconosciuto quella voce. La conosco bene.
È il mio sabotatore interno.
In questo periodo, dedicato al benessere e alla salute psicofisica, ho pensato fosse il momento giusto per parlare apertamente di autosabotaggio.
È un tema che emerge spesso in terapia, ma anche nelle conversazioni quotidiane, nelle nostre riflessioni silenziose, nei momenti in cui ci chiediamo perché le cose non vadano come vorremmo. È un fenomeno più comune di quanto si creda e più umano di quanto immaginiamo.
Cos’è davvero l’autosabotaggio?
L’autosabotaggio è il meccanismo attraverso cui, più o meno consapevolmente, ostacoliamo noi stessi nel raggiungimento di obiettivi e desideri. Può manifestarsi in mille modi: procrastinazione, perfezionismo, autosvalutazione, evitamento, insicurezza, paura di fallire o, paradossalmente, paura di riuscire.
Come mai accade tutto questo? Perché, pur volendo sinceramente qualcosa, finiamo per metterci i bastoni tra le ruote?
Una possibile risposta sta nella funzione (apparentemente) protettiva del sabotatore interno. Sì, hai letto bene. Quella voce critica che ti dice “Non ce la farai mai” o “Non sei abbastanza brava/o” in realtà cerca di proteggerti.
Da cosa? Dal dolore, dalla delusione, dal rischio emotivo. Ma nel tentativo di evitarti una ferita, finisce per limitarti.
Prova per un attimo a chiudere gli occhi. Visualizza il tuo sabotatore: che volto ha quella parte di te che tende a sabotarti? Che aspetto ha? È una figura familiare, una versione più giovane di te? Ha la voce di un genitore severo, di un insegnante, di qualcuno che ti ha fatto sentire “sbagliata/o”?
Il sabotatore può assumere mille volti, ma il suo scopo è sempre lo stesso: evitare che tu affronti qualcosa che potrebbe farti soffrire. E lo fa in modo subdolo, attraverso il dubbio, la paura, l’immobilità. Si alimenta delle tue esperienze passate, dei tuoi traumi, delle credenze limitanti radicate nell’infanzia.
“Non ce la farò mai”: il linguaggio del sabotaggio
Frasi come queste suonano familiari?
- “Ogni volta che inizio qualcosa, finisce sempre male.”
- “Non sono pronta/o.”
- “Meglio non provarci, tanto fallirei.”
Se sì, il tuo sabotatore è in piena attività. E spesso lavora in coppia con emozioni profonde come paura, senso di colpa, vergogna. La tua mente si riempie di pensieri negativi che minano la fiducia in te stessa/o. Così finisci per sopravvalutare le difficoltà e sottovalutare le tue risorse.
Il circolo vizioso spiegato dalla psicologia
Leon Festinger, psicologo sociale, ha introdotto il concetto di dissonanza cognitiva per spiegare il disagio che proviamo quando le nostre convinzioni profonde entrano in conflitto con ciò che facciamo o desideriamo fare. Se da un lato vuoi realizzarti, dall’altro temi di non essere all’altezza. Così, pur di non affrontare quella tensione interna, scegli inconsciamente la strada dell’evitamento e quindi dell’autosabotaggio.
È un po’ come quella mosca che sbatte sempre contro lo stesso vetro, senza accorgersi che la finestra accanto è aperta. Continui a tentare la stessa strategia fallimentare, perché cambiare significherebbe affrontare emozioni troppo scomode.
Una citazione che illumina il tema
“Il più grande nemico del successo non è il fallimento, ma la paura di fallire.”
— Paulo Coelho
Questa frase racchiude in poche parole l’essenza dell’autosabotaggio: il timore di ciò che potremmo perdere ci impedisce di vedere ciò che potremmo guadagnare.
Oppure la tanto divertente quanto realistica frase di Zerocalcare?
“Tu l’hai indagata sta cosa con un professionista?
Cioè gliel’hai spiegato che quando na cosa può andà liscia, te metti a fa i numeri da circo per falla finì a sangue e me**a?”
Perché esiste il sabotatore interno? Perché portiamo in noi una parte che ci boicotta e impedisce la realizzazione dei nostri obiettivi e desideri più profondi?

Come riconoscere il sabotaggio nella vita quotidiana
L’autosabotaggio può infiltrarsi in molte aree della tua vita:
- Relazioni: eviti l’intimità per paura di essere ferita/o.
- Carriera: non ti candidi a quel lavoro perché pensi di non meritartelo.
- Crescita personale: non inizi un percorso terapeutico per il timore di scoprire parti di te che non ti piacciono.
In ogni scelta evitata, in ogni rinuncia non motivata da fatti reali, c’è una traccia del sabotatore.
Come affrontarlo (senza fargli la guerra)
Combattere il sabotatore non è la soluzione. Al contrario, è utile accoglierlo e comprenderlo, perché dietro ogni meccanismo disfunzionale c’è una logica che, a suo modo, ha cercato di proteggerti.
Cosa puoi fare:
- Diventa consapevole: riconosci i segnali dell’autosabotaggio quando emergono.
- Ascolta senza giudizio: come direbbe Jon Kabat-Zinn, fondatore della Mindfulness, attraverso l’ascolto consapevole, esplora da dove arriva quella voce interna e accoglila.
- Dialoga con essa: chiedile cosa teme, cosa vuole evitare.
Sostituisci gli automatismi con scelte consapevoli, anche piccole (che poi non sono mai piccole!).
Affidati a uno spazio terapeutico per decodificare questi schemi e trasformarli in risorse.
Scrivere un nuovo copione
Ogni giorno è un’opportunità per riscrivere il copione che il tuo sabotatore ha scelto per te. Non si tratta di cancellarlo, ma di dargli un nuovo ruolo: quello di alleato consapevole. Quando riconosci le sue paure, puoi decidere in autonomia come rispondere, invece di reagire automaticamente.
Forse sei più pronta/o di quanto credi!
Vuoi esplorare queste dinamiche più da vicino?
Se ti sei riconosciuta/o in alcune di queste dinamiche, forse è il momento di ascoltare con più attenzione quella parte di te che parla attraverso l’autosabotaggio. Non per zittirla, ma per trasformarla.
Nel percorso terapeutico puoi trovare lo spazio sicuro per farlo, per guardare con occhi nuovi le tue difficoltà e imparare a volgerle in opportunità.
Il primo passo?
È già qui, in questa consapevolezza che stai coltivando adesso.